Lasciarsi ai tempi del Coronavirus

Il 7 marzo sono partita per la Serbia. In Italia non si era ancora arrivati a proclamare la quarantena generale e sono potuta partire. Ho fatto il mio zainetto pieno di dolore e ho preso il volo per Belgrado.

Prima di partire ho passato una settimana d’inferno. Il 5 marzo ho ricevuto la notizia che l’Aggressiva Passiva, insieme all’ex moglie di Dragi, stava mettendo in giro la voce che io ho rovinato il matrimonio di Dragi e la sua famiglia. Questo ha suscitato in me un’emozione fortissima, una sensazione di disagio e paura. Mi era scoppiato un gran mal di testa e non sapevo che fare.

A quel punto ho deciso di inviare un messaggio a lui chiedendogli gentilmente di farla stare zitta, di dirle di aspettare il mio arrivo per parlarne in privato.

Per ore non ho ricevuto nessuna risposta. La sera mi sono messa al letto piena d’ansia. Avevo intuito che qualcosa non andava tra me e lui. Se qualcuno mi avesse offerto un tranquillante in quel momento, io l’avrei accettato. Purtroppo mi è arrivato come un macigno in testa un messaggio di Dragi che diceva che lui era stanco e che non ne poteva più di questa situazione. Lo sapevo che era la fine, lo sapevo. Ho provato a telefonargli subito, ma lui non mi rispondeva. Poi mi ha scritto di non chiamarlo perché era molto nervoso e che mi avrebbe chiamata lui una volta calmo.

Il giorno successivo non ho ricevuto sue notizie, sono entrata nel panico e l’ho pregato di chiamarmi. Lui ha detto che non aveva ancora voglia di parlare con me e ha chiuso ogni tipo di dialogo. Per giorni non si è fatto sentire. Io gli ho mandato messaggi e note vocali per fargli sentire la mia voce.

Una sera mi ha scritto chiedendomi di non essere arrabbiata con lui, ma di aver preso la decisione di rinunciare a noi due perché non aveva più ne la forza ne la voglia di combattere per noi. I miei occhi si sono riempiti di lacrime, ma sono rimaste congelate lì, non riuscivano nemmeno a scendere.

Non riuscivo a rassegnarmi e gli ho scritto ancora, chiedendogli di venire almeno a prendermi all’aeroporto e ad aiutarmi con il trasloco. Lui è stato tanto crudele da rispondermi che dovevo arrangiarmi da sola perché non poteva certo aiutarmi, visto che soffriva al pensiero di vedermi.

Questo mi ha fatto ancora più male, perché non solo mi stava lasciando, ma anche abandoando. Non potevo fare più nulla.

Alla fine mi sono organizzata con la mia migliore amica che mi ha detto: “Cara, non preoccuparti, verrò io a prenderti, ti aiuterò io con il trasloco, non hai più bisogno di lui ci sarò io per te.”

Io non ho rinunciato a scrivergli, ho continuato a provare a farlo ragionare e a dirgli che aspetterò per sempre un chiarimento, perché non poteva finire tutto con un messaggio, come nella puntata di Sex and The City in cui Carrie viene lasciata con un post it.

Il giorno prima della mia partenza è successo qualcosa di molto strano. Lui mi ha scritto!!!! Mi ha scritto che mi ama da impazzire, che non può vivere senza di me, che sono la sua vita. E che mi sarebbe venuto a prendere all’aeroporto.

Dopo un forte entusiasmo iniziale che mi ha fatto esplodere in lacrime di sfogo di tutto il dolore accumulato in una settimana, ho iniziato ad avvertire una forte paura. Quando ho fatto il corso nei centri antiviolenza per diventare operatrice, una delle prime regole sulla relazione violenta che ho imparato è stata proprio questa: quando avverti la paura si tratta del primo campanello d’allarme che devi assolutamente ascoltare. La paura ti avverte che qualcosa non va e che di certo non è amore questo. Ho subito telefonato alla mia amica che con voce ferma mi ha detto: cara, fai quello che vuoi, io ti sosterrò sempre, ma il mio consiglio è di non farlo venire all’aeroporto. Verrà dopo, in caso, ma tu ti devi prendere del tempo per riflettere!!!!”

Così ho deciso di rimandare il nostro incontro al pomeriggio successivo..

Lui è venuto a prendermi al ristorante dove avevo pranzato con la mia amica Si comportava come se niente fosse….amore mio, dammi un bacio, mia bella.. Nella mia testa stavo impazzendo e l’ho pregato di fermarsi e di darmi delle spiegazioni!!!! La sua risposta secca e semplice è stata: ho riflettuto ed ho capito che io voglio te.

Certo, però mi devi delle spiegazioni, mi hai spezzato il cuore, cosa è successo, hai parlato con tua madre? No, no, no e no. Nessuna spiegazione, niente di niente.

A quel punto non ci ho visto più e ho deciso di dirgli quello che penso io. Gli ho spiegato che non voglio più interferenze dell’Aggressiva passiva nella nostra vita, che vivremo in uno spazio tutto nostro, che i bambini devono stare con la madre quell’unico week end che vengo io. No, no, no e no.

“Cara, io volevo darti una possibilità, ma vedo che tu non mi ascolti. Questo rapporto non ha un futuro”.

Sono diventata pazza!

“Tu a me un’altra possibilità? Tu-a-me? Che ho sopportato di tutto per starti accanto???? Ma chi ti credi di essere????” sono esplosa.

La conseguenza è stata che lui si è chiuso nel mutismo e non ha detto più niente. Niente.

Gli ho chiesto di accompagnarmi a casa sua e riprendere la mia roba. E la sua risposta è stata: “E’ meglio di no, l’Aggressiva passiva ha paura che tu abbia il coronavirus e che possa contagiarla”

Cooooosaaaaa????? Io la mia roba la vado a riprendere e ci vado di persona!!! L’Aggressiva Passiva dovrebbe baciare la terra dove cammino per tutto quello che ho fatto per loro ed io lo so cosa ho fatto invece di chiudermi in faccia la porta di casa.

Ho chiesto a Dragi di accompagnarmi a parlare con lei, ma lui si è rifiutato.Non solo, ma si è innervosito e mi ha chiesto arrabbiandosi, di non insistere.

Non ho insistito. Mi sono fatta accompagnare nell’appratamento. Lui mi ha lasciata qui, dove sono ormai chiusa da 10 giorni. Non posso tornare in Italia perché non ci sono voli.

Non ho mai dormito qui con lui. E’ andato via lasciandomi solo un freddo abbraccio. Questo è stato il su addio senza spiegazioni, come piace a lui.

Pubblicato da mififromyu

La metamorfosi inizia nel 1989, con la caduta del muro di Berlino e l'inizio della guerra nell'Ex Jugoslavia. Tutto cambia ed io, insieme al mio Paese, inizio a spezzarmi in un'infinità di particelle. Mi aspetta una vita completamente diversa, il trauma della migrazione forzata da un Paese all'altro senza una meta ben precisa, se non quella di sopravvivere. La metamorfosi non si è ancora conclusa e sono ancora qui a cercare di ricostruire l'integrità della mia anima. Le contaminazioni culturali sono fonte di ricchezza, ma possono anche allontanare la persona dalle sue radici. E' quello che è successo a me, tanto da portarmi a dimenticare la mia lingua materna in pochissimo tempo. Finché un giorno , quelle stesse radici non hanno iniziato a richiamarmi verso la mia terra d'origine

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